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Uzbekistan: una yurta, il deserto ed Ayaz-Qala

Alice Semeria -
aggiornato il
01/07/2025

Avevo un sogno e l'ho realizzato: dormire in una yurta nel deserto dell'Uzbekistan. Ma il sogno si è condito di…

Avevo un sogno e l’ho realizzato: dormire in una yurta nel deserto dell’Uzbekistan. Ma il sogno si è condito di altre meraviglie come poter aprire la porticina della mia yurta e avere le rovine di Ayaz-Qala davanti agli occhi, scrutare un’orizzonte così lontano che sembra non avere fine e correre in mezzo alla steppa desolata fantasticando su quel tempo che fu.

Se ancora non ci conosciamo, piacere: sono Alice – una viaggiatrice curiosa, alla ricerca di esperienze autentiche in giro per il mondo. Sono una travel blogger e, dal 2024, sono anche accompagnatrice turistica. Qui su The Lost Bag offro idee pratiche per aiutarti a organizzare il tuo prossimo viaggio. Seguimi su Instagram per altri consigli e ispirazioni di viaggio!

Ayaz-Qala Yurt Camp

Dopo sei lunghe ore di macchina, attraversando l’Uzbekistan centrale, raggiungiamo la nostra destinazione: l’Ayaz-Qala Yurt Camp. Una signora sorridente ci mostra la nostra sistemazione, una yurta con una porticina di legno rossa, esposta a sud.

Come Alice nel Paese delle Meraviglie mi faccio piccina, apro la porta ed entro nella yurta. Davati a me tappeti artigianali di varie forme, tessuti e arazzi dai colori vivaci, qualche coperta e due materassini per sedersi e bere un tè di benvenuto (la notte diventeranno il nostro letto).

Le yurte sono abitazioni mobili, di forma circolare, adottate dai popoli nomadi dell’Asia centrale. Sono costruite con un tappeto di feltro a più strati teso intorno a un’armatura di legno pieghevole. Lo strato più esterno viene impermeabilizzato con il grasso di pecora, mentre sul lato interno vengono applicate stuoie di erba intrecciata. Per quanto possano sembrare costruzioni semplici, le yurte offrono un isolamento sufficiente contro i forti venti delle pianure e il clima rigido della steppa.

Le affascinanti rovine della Fortezza Ayaz-Qala

Rimettiamo le scarpe, che per tradizione si lasciano fuori dalla yurta, e ci incamminiamo verso le enigmatiche rovine di Ayaz-Qala. I nostri passi affondano nella sabbia fine. Ci arrampichiamo fino alla sommità della qala (fortezza) che in realtà è composta da tre strutture differenti: un rifugio difensivo risalente al III secolo a.C. e situato sulla cima di una collina piatta; un forte feudale del VI-VIII secolo d.C.; e una guarnigione fortificata del I o II secolo d.C. Lassù, sul cucuzzolo di questa collina, siamo soli. Provo una sensazione di libertà estrema. Respiro il vento a pieni polmoni e sorrido.

Nella regione Karakalpakstan sono sopravvisute una ventina di qala, rinominate “Fortezze di Khorozem”. In passato, queste cittadelle del deserto svolgevano una funzione difensiva, proteggendo la popolazione locale dagli invasori. I fitti muri in mattoni di fango non sono però riusciti a fermare le orde di Gengis Khan.

Dopo la conquista mongola, le Fortezze di Khorozem sono state abbandonate, Ayaz-Qala compresa. Da allora, il vento e il sole cocente del deserto del Kyzylkum hanno fatto il resto. Di questo antico passato e dei suoi “castelli di sabbia”, oggi è possibile osservarne solo le rovine.

Campo Yurte Ayaz-Qala: profumi e colori della steppa uzbeka

Quando rientriamo all’accampamento il sole sta iniziando lentamente a calare. La signora che gestisce il campo mi viene incontro con una tazza di tè fumante. Ha un piglio deciso, ma sa anche essere dolce. E’ lei che gestisce il campo, la cucina, si prende cura degli ospiti e anche dei cammelli. Parla poco inglese, ma si fa capire benissimo. La ringrazio dicendo “rakhmat” con un sorriso.

Mi siedo fuori dalla yurta, sorseggio lentamente il tè. Un profumo di pane fragrante mi entra nelle narici. Viene dal tandyr, il tipico forno cilindrico uzbeko. Il fuoco si fa con gli arbusti e gli sterpi. Le forme di pane, appiccicate in verticale, si cuociono a contatto con le pareti ardenti. Ne escono dei pani bassi e morbidi, di forma rotonda, abbelliti dagli stampi impressi quando sono ancora crudi. I disegni di questi “timbri” sono per lo più circoli e fiori. Sono semplici e bellissimi.

Davanti a me la steppa desertica si estende a perdita d’occhio. Respiro il silenzio e mi riempio gli occhi e il cuore di meravigliosi colori: il rosso e il giallo del deserto, l’azzurro del cielo e il bianco delle nuvole che corrono veloci. In lontananza, alcuni cammelli procedono a passo lento in direzione del nostro accampamento. Il cielo improvvisamente si fa rosa e arancio: è l’ora del tramonto.

Sapori della cucina karapalka e uzbeka

Raggiungiamo la yurta comune, ci sediamo a terra sui cuscini e condividiamo la cena con altri sei viaggiatori. Sul tavolino troviamo i piatti della cucina karapalka e uzbeka: l’onnipresente Plov (riso, carne, verdure e cipolle) e la sua compagna, la signora bottiglia di Vodka. E poi zucca e patate bollite, frutta secca, dolcetti e tè caldo. La serata passa in fretta tra racconti, aneddoti di viaggio e le impressioni reciproche sul Paese che stiamo scoprendo. Usciamo dalla yurta soddisfatti e con la pancia piena.

Fuori il deserto silenzioso e assordante. Mi lavo i denti all’aperto, con la maestosa Via Lattea sopra la testa. Sento il bramito dei cammelli mentre faccio la pipì. Mi sento libera, in sintonia con la natura. Cosa potrei volere di più? Mi addormento felice pensando alle nuove avventure che mi aspettano al mio risveglio. Ma questa è un’altra storia…

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Lo so, adesso starai sognando anche tu un’avventura nel deserto uzbeko! Nessun problema, ho raccolto per te informazioni utili per organizzare la TUA esperienza in yurta. Dubbi o domande? Scrivimi nei commenti, ti risponderò con piacere.

#StayLostBeWild


Tutte le foto di questo articolo sono state scattate da me.

Alice Semeria

Grazie per aver letto il mio articolo! Mi chiamo Alice e sono una travel blogger, content creator e accompagnatrice turistica. Seguimi e lasciati guidare verso nuove destinazioni. Mi trovi anche su Instagram!

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